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«I miei 831 giorni sotto sequestro»

«I miei 831 giorni sotto sequestro»

5 novembre 2023

La vittima del più lungo sequestro italiano è stata raccontata per la prima volta col film "800 giorni" di Dennis Dellai. Carlo Celadon, figlio di un imprenditore di Arzignano, aveva 18 anni quando lo rapirono: «La luce che filtrava era pochissima, mi sentivo impazzire»
Sono passati 30 anni dal quel 25 gennaio del 1988, quando nella villa della sua famiglia ad Arzignano un gruppo di uomini mascherati lo rapì. La sua storia è quella del più lungo sequestro italiano avvenuto in Aspromonte, in sette covi diversi.
«Non c'è un manuale di sopravvivenza: sono cose che quando cadono dal cielo siamo costretti ad affrontarle. Sicuramente non pensavo potesse durare così a lungo. È stata dura», ha raccontato, «Non è stato semplice per me, ma ho voluto parlarne perché questa è l’ultima volta che i riflettori saranno posati su di me». Una storia forte: «La luce che filtrava era sempre poca», ha continuato Celadon, «perché i covi erano coperti da foglie o sacchi di filo o di paglia, però qualche raggio filtrava ogni giorno ed era quello che mi faceva capire che era nato un nuovo giorno. Se non ricordo male, quando sono stato liberato sapevo perfettamente che era il 5 maggio del 1990. Come lo sapevo? Perché ogni volta che dal sacco filtrava un nuovo raggio di luce, io contavo il giorno in più. Sono andato avanti cosi per 831 giorni».
Carlo Celadon, gli italiani se lo ricordano ragazzino nelle immagini dei TG. Un Cristo ridotto pelle e ossa, coi capelli lunghi, la testa di papà Candido china sulla spalla. Oggi, a 54 anni, ha lasciato Arzignano per trasferirsi a Vicenza, dove fa l’imprenditore nel settore finanziario. È sposato, ha due figli. «In passato diversi registi mi hanno proposto di girare fiction o documentari sul mio sequestro ma ho sempre detto di no. Non volevo spettacolarizzare ciò che ho vissuto, o che qualcuno trasformasse quegli anni - che per me sono morti e sepolti - in un prodotto commerciale».
«Dellai invece mi ha promesso che non sarebbe stata una trasposizione fedele, ma che la mia storia serviva da spunto per spingere le persone a fare i conti con una delle pagine più buie della storia italiana. Ho visto il film in anteprima, e il regista ha rispettato il nostro patto. Ora spero che, andando al cinema, i giovani possano riflettere su un fenomeno - quello dei sequestri di persona - che sembra lontano ma che in realtà, fino a meno di trent’anni fa, ha sconvolto le vite di tanti ragazzi. Io, all’epoca, avevo appena 18 anni».
 
SERATA EVENTO con film ed intervista di Gianmaria Pitton al regista Dennis Dellai
* Giovedì 16 novembre, ore 21

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